Ebbene sì, finalmente sono riuscita a visitare il Museo del Grande Torino. Di fede granata, sono stata in passato, e per alcuni anni, abbonata alla curva maratona. Secondo anello, dove la partita riesci a vederla, ma puoi anche sostenere la squadra con i cori lanciati dagli Ultras del primo anello.
E’ passato un po’ di tempo. Forse troppo. Ma non è mai tardi per recuperare, e soprattutto, vivere e tramandare questa passiona anche a mia figlia Beatrice. E allora perché non cominciare proprio dalla storia di questa grande squadra?
Il Museo del Toro a Grugliasco
Domenica ho scoperto che il Museo del Grande Torino è gestito esclusivamente da tifosi volontari, senza il sostegno della società FC Torino. Un grande Chapeau a loro, che in perfetto stile granata, con sofferenza e tenacia, portano avanti un progetto di tutto rispetto con il solo motto NON DIMENTCARE.
La Mission dell’Associazione Memoria Storica Granata, è quella di acquisire, catalogare e conservare ogni oggetto, fotografia o testo in ricordo del Grande Torino.
Villa Claretta a Grugliasco, con i suoi 650 mq circa, ospita una ragguardevole quantità di cimeli, che vanno dalla costituzione della società Toro nel 1906 ai giorni d’oggi. Ad accompagnarci lungo questo affascinante percorso c’è stata la Signora Paola, che ci ha trasmesso non solo conoscenza ma anche tanta passione. Con un bel coinvolgimento dei più piccoli. Con piccoli quiz che hanno animato la visita. Con la possibilità di fare delle bellissime foto toccando con mano oggetti del passato. Curioso è vedere da vicino le scarpette da calcio che utilizzavano i giocatori dell’epoca. O il pallone con le cuciture in cuoio e in rilievo che sovente ferivano i giocatori che lo colpivano di testa.
E pensare che ai tempi di Valentino Mazzola, classe 1919, i giocatori spesso avevano un lavoro “vero”, e nel tempo libero giocavano a calcio. Non c’erano gli stipendi stellari di oggi, e spesso si giocava per l’onore della maglia più che per i soldi.
Il Toro vive il suo massimo splendore proprio con l’arrivo di Mazzola, che nel 1942 porta i Granata a grandi vittorie. Maggiormente dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando il Torino, prima della tragedia di Superga, conquista 5 scudetti consecutivi e nella stagione ‘47-’48 segna 125 gol (record ancora imbattuto). Addirittura, l’11 Maggio del 1947 la Nazionale Azzurra vince contro l’Ungheria con una squadra composta da 10 giocatori del Torino su 11 in totale.
4 Maggio 1949 ore 17.03
E purtroppo arriviamo al fatidico giorno in cui i giocatori del Grande Torino diventeranno per sempre “Gli Invincibili”. Erano di ritorno da Lisbona. Una trasferta amichevole. Volavano sul trimotore FIAT G.212. L’altimetro dell’aereo fatalmente non funzionava. Così il pilota, complice la fitta nebbia, non si accorge di essere ben al di sotto di quanto rilevato dalle apparecchiature, e si schianta contro il terrapieno posteriore della collina di Superga.
Sull’aereo perdono la vita i giocatori, i tecnici, i giornalisti e naturalmente l’equipaggio. 31 in tutto. Nel Museo sono esposti alcuni pezzi originali del velivolo. Una ruota, un’elica. E alcune valige dei giocatori, che rimangono integre anche dopo lo schianto.
L’Italia si ferma tutta per i funerali di una grande squadra. A Torino vi partecipano in più di 500.000. Una immensa folla. Muta. Stretta nel dolore. Superga diventa da quel momento luogo di pellegrinaggio per tutti i tifosi del Grande Toro. Ogni anno, il 4 Maggio, viene celebrata una messa in loro onore, e il capitano del Toro porge omaggio agli INVINCIBILI.
Il Filadelfia
Il mitico stadio Filadelfia, vien costruito e inaugurato nel 1926 per volere del presidente del Toro Enrico Marone di Cinzano. Bastano pochissimi mesi per far nascere il “Fila”. Perché il presidente voleva un campo per la sua squadra, ma anche una casa per i giocatori e le loro famiglie. Detto anche Fossa dei Leoni, il Filadelfia vede il Torino imbattuto per 6 anni. 100 gare consecutive dal 1943 alla tragedia di Superga. Il Toro in quegli anni non perde mai in casa. Vince 89 partite e ne pareggia 11.
Ma il Fila è anche la casa dei tifosi, che seguono e incitano da bordo campo la loro squadra del cuore. Famosa e ben raccontata al Museo, è la storia di Oreste Bolmida. Di mestiere capostazione, finiva di lavorare e andava allo stadio con la sua trombetta delle FS. Si dice che quando Oreste suonava la carica, il capitano Valentino Mazzola si rimboccava le maniche e faceva partire il quarto d’ora granata. 15 minuti in cui il Torino asfaltava gli avversari con un’energia fuori dal comune.
Ma la tragedia di Superga non è l’unica pagina nera nella storia del Toro. C’è anche una storia di abbandono. Allo stadio Filadelfia ci si allena fino al 1993. Poi ne segue un graduale e triste degrado. Non si procede alle dovute manutenzioni. Piano piano, quello che poteva essere un simbolo, non solo della squadra del Toro ma anche della città di Torino, viene letteralmente lasciato marcire.
Ci sono stati diversi tentativi di recupero tra il 1985 e il 2008, nessuno andato a buon fine. Negli anni 2000 il Filadelfia rischia addirittura di essere raso al suolo per fare spazio ad un’area commerciale e residenziale. Grazie alle proteste dei tifosi e dei cittadini, il progetto viene spostato in una zona adiacente allo stadio e tutti tirano un sospiro di sollievo. Solo sotto la Presidenza di Urbano Cairo, nel 2011 viene portato avanti un nuovo e realistico progetto di ricostruzione. Nel 2017 il Filadelfia riprende finalmente vita, diventando nuovamente la Casa del Toro. Centro sportivo con 2 campi da gioco, destinati ad ospitare gli allenamenti della prima squadra e le partite casalinghe della primavera. Ancora non è ultimato. Il complesso vedrà presto (speriamo), la sede della società, il museo del club, la sede della Fondazione che ne ha permesso la rinascita, e una foresteria per i ragazzi della giovanile.
I volontari del Toro, prima della devastazione, sono riusciti a recuperare dallo stadio Filadelfia alcune parti della tribuna giornalistica, alcune scarpiere, parti degli spogliatoi e pezzi di una gradinata. Perfino i piloni del campo di gioco e tanto altro. Ben fatto ragazzi! Grazie a voi siamo riusciti a vedere questi preziosi “pezzi di Toro”. Un Viaggio nel Tempo immensamente piacevole. Per non dimenticare. Mai.
La storia del Grande Torino è qualcosa che ti travolge. Una squadra che ti appassiona. Una squadra da amare senza condizioni. Capace di farti soffrire e gioire. Questo è il TORO.
CONSIGLI DI VIAGGIO
- Il Museo del Grande Torino si trova a Grugliasco ed è aperto il sabato pomeriggio e la domenica per tutto il giorno. Biglietto adulti 5€. Gratuito per i bambini sotto i 10 anni.
- Il martedì mattina il Toro si allena a porte aperte al Filadelfia.
Leggi anche l’articolo su Superga.